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Nel 1931 Giuseppe Antonio Borgese si trasferisce negli Stati Uniti per un ciclo di lezioni all'Università di Berkeley. È lo stesso anno in cui il fascismo impone il giuramento ai professori universitari, così quel soggiorno che doveva essere temporaneo si trasforma in un lungo esilio volontario, lontano dalle pressioni del regime. Nei diciassette anni trascorsi oltreoceano, Borgese frequenta letterati e scienziati di ogni provenienza, si dedica a un'intensa militanza antifascista e, all'indomani dell'attacco nucleare su Hiroshima, promuove il Comitato per la redazione di una Costituzione mondiale. Da quella esperienza nasce Fondamenti della Repubblica mondiale - pubblicato postumo in inglese nel 1953 e ora per la prima volta tradotto in italiano - in cui Borgese espone la sua profonda fiducia nella democrazia. Un manifesto programmatico che è anche una riflessione sulla natura dell'uomo, sulla politica, la storia, la filosofia e la giustizia, un libro dimenticato ma capace di anticipare con intuito profetico i pericoli, oggi quanto mai attuali, della tecnologia incontrollata e della deriva violenta degli stati. La sensibilità dei suoi studi letterari, l'esperienza delle due guerre, la presa di coscienza degli orrori dei totalitarismi, lo convincono dell'inutilità dei conflitti, e che soltanto un governo mondiale democratico, dotato di poteri reali, possa affermare la pace e la giustizia tra le nazioni. Prefazione di Sabino Cassese.